XX Giornata del Contemporaneo

Antonio Borrelli, scultore

(….) Borrelli è un artista versatile, non riconducibile a formule di scuola o di tendenza. E forse per questo il suo rapporto con critici e storici dell’arte è stato difficile.
«Non saprei dirne il perché – dice l’artista – forse non ho saputo curare questi rapporti e poi è cambiato il sistema dell’arte contemporanea e ci sono artisti che cercano di dare una definizione concettuale, un valore di mercato a loro cose che ancora devono essere fatte. Io non cerco giudizi preventivi, amo sperimentare tecniche e materiali diversi, dal gesso alla carta, dall’alluminio al laminato metallico.

Mi piace lavorare sia da scultore che da designer.. Lavoro indipendentemente con grandi dimensioni o producendo gioielli. In verità ho sempre affrontato con una certa disinvoltura la ministruttura e la maxistruttura. Mi veniva naturale esprimermi nell’uno e nell’altro modo proprio perché ero nato orafo, pensando al gioiello, all’ornamento femminile, per poi pensare in grande, senza difficoltà. Per questo ho sempre preferito il metallo: ho fatto “metalli e oreficeria” all’istituto d’Arte e a casa lavorando dall’argento all’oro – qualche volta il platino – con grande padronanza e nessuna difficoltà. Partendo dalla forma di alcuni gioielli ho ricavato sculture anche di sei metri e viceversa. Un esempio tipico è quello della maniglie che ho realizzato per la chiesa di Piedrigrotta, partendo da un design utilizzato per alcuni miei gioielli dalle forme mobili, dall’incastro mutevole».

Brano tratto dal dialogo tra Mario Franco e l’artista, Antonio Borrelli, nella monografia pubblicata nel 2009 da Paparo Edizioni

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