Tutta la storia artistica di Antonio Borrelli è segnata da un’ansia intrinsecamente progettuale, sempre in grado di suggerire l’aspirazione all’armonia segreta delle cose, nella loro universale unicità. Questa metafisica panteista è stata interpretata come mistica “orientale”. Il termine fu usato per la prima volta da Paolo Ricci, presentando in mostra il lavoro di Antonio Borrelli. E la permanenza giovanile ad Hong Kong, fu vista come una tappa determinante per il percorso artistico di Borrelli, anche quando, con l’uso del ferro e della fiamma ossidrica, l’artista si dedicò ad una nuova scultura che rompeva decisamente con le sue precedenti realizzazioni, inserendosi nell’area dell’informale materico. Intorno agli anni sessanta, Borrelli abbandona infatti la scultura tradizionale per utilizzare la tecnica della saldatura ossiacetilenica. Crea oggetti indecifrabili, scarti di una lontana catastrofe interplanetaria, reperti di una archeologia del futuro, che chiama “Ipotesi Spaziali” o “Relitti Spaziali”. Erano gli anni della conquista dello spazio, della guerra fredda, della paura dell’atomica. Le modalità espressive si adeguavano a cambiamenti epocali. Ma queste sculture “informali”, nate in uno scenario al limite del disastro, producono nuove consapevolezze tecniche, nuove iconografie simboliche. Il lavoro successivo di Borrelli grazie alla sperimentazione ossiacetilenica, acquista una metodologia progettuale, un linguaggio all’altezza di una nuova contemporaneità. (Mario Franco)
Dal 15 ottobre al 6 novembre 2010
Inaugurazione: venerdì 15 ottobre – ore 17.30
Castel dell’Ovo, Sala Prigioni – Napoli
Curatore: Mario Franco
Orari di apertura:
lunedì/sabato: ore 10.00/17.30 – festivi: ore 10.00/14.00
Per informazioni:
Associazione Oltre il Chiostro onlus
piazza S. Maria la Nova, 44 – 80134 Napoli
tel/fax: 081.552.15.97/081.552.32.98/081.014.35.83
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